au cardinal Luis F. Ladaria sur l’ouverture du Lectorat et de l’Acolytat aux femmes
de François
Date de publication : 10/01/2021

Texte original

Lettera del Santo Padre Francesco

al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede

circa l’accesso delle donne ai ministeri del Lettorato e dell’Accolitato



Al Venerato Fratello


Cardinale Luis F. Ladaria, S.I.,


Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede



Lo Spirito Santo, relazione d’Amore tra il Padre e il Figlio, costruisce e innerva la comunione dell’intero popolo di Dio, suscitando in esso molteplici e diversi doni e carismi (cf. Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 117). Mediante i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia, i membri del Corpo di Cristo ricevono dallo Spirito del Risorto, in varia misura e con diversità di espressioni, quei doni che permettono loro di dare il necessario contributo all’edificazione della Chiesa e all’annuncio del Vangelo ad ogni creatura.


L’Apostolo Paolo distingue a questo proposito tra doni di grazia-carismi (“charismata”) e servizi (“diakoniai” - “ministeria” [cf. Rm 12, 4 ss e 1 Cor 12, 12ss]). Secondo la tradizione della Chiesa vengono chiamati ministeri le diverse forme che i carismi assumono quando sono pubblicamente riconosciuti e sono messi a disposizione della comunità e della sua missione in forma stabile.


In alcuni casi il ministero ha la sua origine in uno specifico sacramento, l’Ordine sacro: si tratta dei ministeri “ordinati”, del vescovo, del presbitero, del diacono. In altri casi il ministero è affidato, con un atto liturgico del vescovo, a una persona che ha ricevuto il Battesimo e la Confermazione e nella quale vengono riconosciuti specifici carismi, dopo un adeguato cammino di preparazione: si parla allora di ministeri “istituiti”. Molti altri servizi ecclesiali o uffici vengono esercitati di fatto da tanti membri della comunità, per il bene della Chiesa, spesso per un lungo periodo e con grande efficacia, senza che sia previsto un rito particolare per il conferimento dell’incarico.


Nel corso della storia, con il mutare delle situazioni ecclesiali, sociali, culturali, l’esercizio dei ministeri nella Chiesa cattolica ha assunto forme diverse, rimanendo intatta la distinzione, non solo di grado, fra i ministeri “istituiti” (o “laicali”) e i ministeri “ordinati”. I primi sono espressioni particolari della condizione sacerdotale e regale propria di ogni battezzato (cf. 1 Pt 2, 9); i secondi sono propri di alcuni fra i membri del popolo di Dio che in quanto vescovi e presbiteri «ricevono la missione e la facoltà di agire nella persona di Cristo Capo» o in quanto diaconi «vengono abilitati a servire il popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della parola e della carità» (Benedetto XVI, Lettera apostolica in forma di Motu Proprio Omnium in mentem, 26 ottobre 2009). Per indicare tale distinzione si usano anche espressioni come sacerdozio battesimale e sacerdozio ordinato (o ministeriale). È bene in ogni caso ribadire, con la costituzione dogmatica Lumen gentium del Concilio Vaticano II, che essi «sono ordinati l’uno all’altro; l’uno e l’altro infatti, ciascuno a suo modo, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo» (LG, n. 10). La vita ecclesiale si nutre di tale reciproco riferimento ed è alimentata dalla feconda tensione di questi due poli del sacerdozio, ministeriale e battesimale, che pur nella distinzione si radicano nell’unico sacerdozio di Cristo.


Nella linea del Concilio Vaticano II, il Sommo Pontefice San Paolo VI ha voluto rivedere la prassi relativa ai ministeri non ordinati nella Chiesa Latina - chiamati fino ad allora “ordini minori” - adattandola alle esigenze dei tempi. Tale adattamento, tuttavia, non deve essere interpretato come un superamento della dottrina precedente, ma come attuazione del dinamismo che caratterizza la natura della Chiesa, sempre chiamata con l’aiuto dello Spirito di Verità a rispondere alle sfide di ogni epoca, in obbedienza alla Rivelazione. La Lettera apostolica in forma di Motu Proprio Ministeria quaedam (15 agosto 1972) configura due uffici (compiti), quello del Lettore e quello dell’Accolito, il primo strettamente connesso al ministero della Parola, il secondo al ministero dell’Altare, senza escludere che altri “uffici” possano essere istituiti dalla Santa Sede su richiesta delle Conferenze Episcopali.


Il variare delle forme di esercizio dei ministeri non ordinati, inoltre, non è la semplice conseguenza, sul piano sociologico, del desiderio di adattarsi alla sensibilità o alla cultura delle epoche e dei luoghi ma è determinato dalla necessità di consentire a ciascuna Chiesa locale/particolare, in comunione con tutte le altre e avendo come centro di unità la Chiesa che è in Roma, di vivere l’azione liturgica, il servizio ai poveri e l’annuncio del Vangelo nella fedeltà al mandato del Signore Gesù Cristo. È compito dei Pastori della Chiesa riconoscere i doni di ciascun battezzato, orientarli anche verso specifici ministeri, promuoverli e coordinarli, per far sì che concorrano al bene delle comunità e alla missione affidata a tutti i discepoli.


L’impegno dei fedeli laici, che «sono semplicemente l’immensa maggioranza del popolo di Dio» (Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 102), non può e non deve certo esaurirsi nell’esercizio dei ministeri non ordinati (cf. Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 102), ma una loro migliore configurazione e un più preciso riferimento alla responsabilità che nasce, per ogni cristiano, dal Battesimo e dalla Confermazione, potrà aiutare la Chiesa a riscoprire il senso della comunione che la caratterizza e ad avviare un rinnovato impegno nella catechesi e nella celebrazione della fede (cf. Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 102). Ed è proprio in questa riscoperta che può trovare una migliore traduzione la feconda sinergia che nasce dalla reciproca ordinazione di sacerdozio ordinato e sacerdozio battesimale. Tale reciprocità, dal servizio al sacramento dell’altare, è chiamata a rifluire, nella distinzione dei compiti, in quel servizio a ‘fare di Cristo il cuore del mondo’ che è peculiare missione di tutta la Chiesa. Proprio questo unico, benché distinto, servizio a favore del mondo, allarga gli orizzonti della missione ecclesiale, impedendole di rinchiudersi in sterili logiche rivolte soprattutto a rivendicare spazi di potere e aiutandole a sperimentarsi come comunità spirituale che «cammina insieme con l’umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena» (GS, n. 40). In questa dinamica si può comprendere veramente il significato di “Chiesa in uscita”.


Nell’orizzonte di rinnovamento tracciato dal Concilio Vaticano II, si sente sempre più l’urgenza oggi di riscoprire la corresponsabilità di tutti i battezzati nella Chiesa, e in particolar modo la missione del laicato. L’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Pan-Amazzonica (6-27 ottobre 2019), nel quinto capitolo del documento finale ha segnalato la necessità di pensare a “nuovi cammini per la ministerialità ecclesiale”. Non solo per la Chiesa amazzonica, bensì per tutta la Chiesa, nella varietà delle situazioni, «è urgente che si promuovano e si conferiscano ministeri a uomini e donne ... È la Chiesa degli uomini e delle donne battezzati che dobbiamo consolidare promuovendo la ministerialità e, soprattutto, la consapevolezza della dignità battesimale» (Documento finale, n. 95).


A tal proposito, è noto che il Motu Proprio Ministeria quaedam riserva ai soli uomini l’istituzione del ministero di Lettore e dell’Accolito e così stabilisce di conseguenza il can. 230 § 1 del CIC. Tuttavia, in tempi recenti e in molti contesti ecclesiali, è stato rilevato che sciogliere una tale riserva potrebbe contribuire a manifestare maggiormente la comune dignità battesimale dei membri del popolo di Dio. Già in occasione della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi su La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa (5-26 ottobre 2008) i Padri sinodali auspicavano «che il ministero del Lettorato sia aperto anche alle donne» (cf. Proposizione n. 17); e nell’Esortazione Apostolica Post-sinodale Verbum Domini (30 settembre 2010), Benedetto XVI ha precisato che l’esercizio del munus di lettore nella celebrazione liturgica, e in modo particolare il ministero del Lettorato come tale, nel rito latino è un ministero laicale (cf. n. 58).


Per secoli la “venerabile tradizione della Chiesa” ha considerato quelli che venivano chiamati “ordini minori” - fra i quali appunto il Lettorato e l’Accolitato - come tappe di un percorso che doveva portare agli “ordini maggiori” (Suddiaconato, Diaconato, Presbiterato). Essendo il sacramento dell’Ordine riservato ai soli uomini, ciò era fatto valere anche per gli ordini minori.


Una più chiara distinzione fra le attribuzioni di quelli che oggi sono chiamati “ministeri non-ordinati (o laicali)” e “ministeri ordinati” consente di sciogliere la riserva dei primi ai soli uomini. Se rispetto ai ministeri ordinati la Chiesa «non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale» (cf. San Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, 22 maggio 1994), per i ministeri non ordinati è possibile, e oggi appare opportuno, superare tale riserva. Questa riserva ha avuto un suo senso in un determinato contesto ma può essere ripensata in contesti nuovi, avendo però sempre come criterio la fedeltà al mandato di Cristo e la volontà di vivere e di annunciare il Vangelo trasmesso dagli Apostoli e affidato alla Chiesa perché sia religiosamente ascoltato, santamente custodito, fedelmente annunciato.


Non senza motivo, San Paolo VI si riferisce a una tradizione venerabilis, non a una tradizione veneranda, in senso stretto (ossia che “deve” essere osservata): può essere riconosciuta come valida, e per molto tempo lo è stata; non ha però un carattere vincolante, giacché la riserva ai soli uomini non appartiene alla natura propria dei ministeri del Lettore e dell’Accolito. Offrire ai laici di entrambi i sessi la possibilità di accedere al ministero dell’Accolitato e del Lettorato, in virtù della loro partecipazione al sacerdozio battesimale, incrementerà il riconoscimento, anche attraverso un atto liturgico (istituzione), del contributo prezioso che da tempo moltissimi laici, anche donne, offrono alla vita e alla missione della Chiesa.


Per tali motivi, ho ritenuto opportuno stabilire che possano essere istituti come Lettori o Accoliti non solo uomini ma anche donne, nei quali e nelle quali, attraverso il discernimento dei pastori e dopo una adeguata preparazione, la Chiesa riconosce «la ferma volontà di servire fedelmente Dio e il popolo cristiano», come è scritto nel Motu Proprio Ministeria quaedam, in forza del sacramento del Battesimo e della Confermazione.


La scelta di conferire anche alle donne questi uffici, che comportano una stabilità, un riconoscimento pubblico e il mandato da parte del vescovo, rende più effettiva nella Chiesa la partecipazione di tutti all’opera dell’evangelizzazione. “Questo fa anche sì che le donne abbiano un’incidenza reale ed effettiva nell’organizzazione, nelle decisioni più importanti e nella guida delle comunità ma senza smettere di farlo con lo stile proprio della loro impronta femminile” (Francesco, Esortazione Apostolica Querida Amazonia, n. 103). Il “sacerdozio battesimale” e il “servizio alla comunità” rappresentano, così, i due pilastri su cui si fonda l’istituzione dei ministeri.


In questo modo, oltre a rispondere a quanto è chiesto per la missione nel tempo presente e ad accogliere la testimonianza data da moltissime donne che hanno curato e curano il servizio alla Parola e all’Altare, apparirà con maggiore evidenza - anche per coloro che si orientano al ministero ordinato – che i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato si radicano nel sacramento del Battesimo e della Confermazione. In tal modo, nel cammino che conduce all’ordinazione diaconale e sacerdotale, coloro che sono istituiti Lettori e Accoliti comprenderanno meglio di essere partecipi di una ministerialità condivisa con altri battezzati, uomini e donne. Così che il sacerdozio proprio di ogni fedele (communis sacerdotio) e il sacerdozio dei ministri ordinati (sacerdotium ministeriale seu hierarchicum) si mostrino ancora più chiaramente ordinati l’uno all’altro (cf. LG, n. 10), per l’edificazione della Chiesa e per la testimonianza del Vangelo.


Sarà compito delle Conferenze Episcopali stabilire adeguati criteri per il discernimento e la preparazione dei candidati e delle candidate ai ministeri del Lettorato o dell’Accolitato, o di altri ministeri che riterranno istituire, secondo quanto già disposto nel Motu Proprio Ministeria quaedam, previa approvazione della Santa Sede e secondo le necessità dell’evangelizzazione nel loro territorio.


La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti provvederà all’attuazione della suddetta riforma con la modifica dell’Editio typica del Pontificale romanum ovvero del “De Institutione Lectorum et Acolythorum”.


Nel rinnovarLe l’assicurazione della mia preghiera, imparto di cuore la Benedizione Apostolica all’Eminenza Vostra che volentieri estendo a tutti i Membri e ai Collaboratori della Congregazione per la Dottrina della Fede.


Dal Vaticano, 10 gennaio 2021, Festa del Battesimo del Signore.


Francesco


Texte Français

LETTRE DU PAPE FRANÇOIS 

AU PREFET DE LA CONGREGATION POUR LA DOCTRINE DE LA FOI 

SUR L’ACCES DES FEMMES 

AUX MINISTERES DU LECTORAT ET DE L'ACOLYTAT



A mon Vénéré frère 

Monsieur le cardinal Luis F. Ladaria,

Préfet de la Congrégation pour la doctrine de la foi


L’Esprit Saint, relation d’Amour entre le Père et le Fils, construit et donne sa vitalité à la communion de tout le peuple de Dieu, suscitant en lui des dons et des charismes multiples et divers (cf. François, exhortation apostolique Evangelii gaudium, n. 117). A travers les sacrements du Baptême, de la Confirmation et de l’Eucharistie, les membres du Corps du Christ reçoivent de l’Esprit du Ressuscité, à des degrés variables et avec une diversité d’expressions, les dons qui leur permettent d’apporter leur contribution nécessaire à l’édification de l’Eglise et à l’annonce de l’Evangile à toutes les créatures.


L’apôtre Paul distingue, à ce sujet, les dons de grâce-charismes («charismata») et les services («diakoniai» – «ministeria» [cf. Rm 12, 4 sq et 1 Co 12, 12sq]). Dans la tradition de l’Eglise, on appelle ministères les différentes formes que revêtent les charismes lorsqu’ils sont publiquement reconnus et mis à la disposition de la communauté et de sa mission sous une forme stable.


Dans certains cas, le ministère tire son origine d’un sacrement spécifique, l’Ordre sacré: il s’agit des ministères «ordonnés» de l’évêque, du prêtre, du diacre. Dans d’autres cas, le ministère est confié, à travers un acte liturgique de l’évêque, à une personne qui a reçu le Baptême et la Confirmation et chez laquelle sont reconnus des charismes spécifiques, après un chemin de préparation adapté: on parle alors de ministères «institués». Beaucoup d’autres services ecclésiaux ou de charges sont exercés, de fait, par un grand nombre de membres de la communauté, pour le bien de l’Eglise, souvent pour une longue durée et avec une grande efficacité, sans que ne soit prévu de rite particulier pour confier cette charge.


Au cours de l’histoire, avec les changements des situations ecclésiales, sociales et culturelles, l’exercice des ministères dans l’Eglise catholique a assumé des formes différentes, en conservant intacte la distinction, pas seulement de degré, entre les ministères «institués» (ou «laïcs») et les ministères «ordonnés». Les premiers sont des expressions particulières de la condition sacerdotale et royale propre à chaque baptisé (cf. 1 P 2, 9); les seconds sont propres à quelques-uns des membres du peuple de Dieu qui, en tant qu’évêques et prêtres, «reçoivent la mission et la faculté d’agir en la personne du Christ Tête» ou, en tant que diacres, «sont habilités à servir le peuple de Dieu dans la diaconie de la liturgie, de la parole et de la charité» (Benoît XVI, lettre apostolique sous forme de Motu Proprio Omnium in mentem, 26 octobre 2009). Pour indiquer cette distinction, on emploie également des expressions telles que sacerdoce baptismal et sacerdoce ordonné (ou ministériel). En tout état de cause, il est bon de rappeler, avec la constitution dogmatique Lumen gentium du Concile Vatican II, qu’ils «sont ordonnés l’un à l’autre; l’un et l’autre en effet, selon son mode propre, participent de l’unique sacerdoce du Christ» (LG, n. 10). La vie ecclésiale se nourrit de cette référence réciproque et  est alimentée par la tension féconde de ces deux pôles du sacerdoce, ministériel et baptismal, qui s’enracinent dans l’unique sacerdoce du Christ, tout en étant distincts.


Dans la ligne du Concile Vatican II, le souverain pontife saint Paul VI a voulu revoir la pratique relative aux ministères non ordonnés dans l’Eglise latine — appelés jusque-là «ordres mineurs» — l’adaptant aux exigences des temps. Une telle adaptation, toutefois, ne doit pas être interprétée comme si la doctrine précédente était dépassée, mais comme une actualisation du dynamisme qui caractérise la nature de l’Eglise, toujours appelée, avec l’aide de l’Esprit de vérité, à répondre aux défis de chaque époque, dans l’obéissance à la Révélation. La lettre apostolique sous forme de motu proprio Ministeria quaedam (15 août 1972) configure deux charges (tâches), celle du lectorat et celle de l’acolytat, la première étroitement liée au ministère de la Parole, la seconde au ministère de l’autel, sans exclure que d’autres «charges» puissent être instituées par le Saint-Siège à la demande des Conférences épiscopales.


En outre, la variation des formes d’exercice des ministères non ordonnés n’est pas la simple conséquence, sur le plan sociologique, du désir de s’adapter à la sensibilité ou à la culture des époques et des lieux, mais elle est déterminée par la nécessité de permettre à chaque Eglise locale/particulière, en communion avec toutes les autres et ayant au centre de leur unité l’Eglise qui est à Rome, de vivre l’action liturgique, le service des pauvres et l’annonce de l’Evangile dans la fidélité au mandat du Seigneur Jésus Christ. C’est la tâche des pasteurs de l’Eglise de reconnaître les dons de chaque baptisé, de les orienter également vers des ministères spécifiques, de les promouvoir et de les coordonner, pour faire en sorte qu’ils participent au bien des communautés et à la mission confiée à tous les disciples.


L’engagement des fidèles laïcs, qui «sont simplement l’immense majorité du peuple de Dieu» (François, exhortation apostolique Evangelii gaudium, n. 102), ne peut et ne doit certainement pas s’épuiser dans l’exercice des ministères non ordonnés (cf. François, exhortation apostolique Evangelii gaudium, n. 102); toutefois, une meilleure configuration de ceux-ci et une référence plus précise à la responsabilité qui découle, pour tout chrétien, du Baptême et de la Confirmation, pourra aider l’Eglise à redécouvrir le sens de la communion qui la caractérise et à initier un engagement renouvelé dans la catéchèse et dans la célébration de la foi (cf. François, exhortation apostolique Evangelii gaudium, n. 102). Et c’est précisément dans cette redécouverte que peut mieux se traduire la synergie féconde qui naît du fait que sont ordonnés l’un à l’autre le sacerdoce ordonné et le sacerdoce baptismal. Cette réciprocité, du service au sacrement de l’autel, est appelée à rejaillir, dans la distinction des tâches, dans ce service qui consiste à «faire du Christ le cœur du monde» et qui est la mission propre de toute l’Eglise. C’est justement ce service unique, bien que distinct, en faveur du monde, qui élargit les horizons de la mission ecclésiale, l’empêchant de se renfermer dans des logiques stériles destinées surtout à revendiquer des espaces de pouvoir et l’aidant à faire l’expérience d’être une communauté spirituelle qui «fait route avec toute l’humanité et partage avec le sort terrestre du monde» (GS, n. 40). C’est dans cette dynamique que l’on peut vraiment comprendre la signification de l’expression «Eglise en sortie».


Dans l’horizon du renouveau tracé par le Concile Vatican II, on sent de plus en plus l’urgence, aujourd’hui, de redécouvrir la coresponsabilité de tous les baptisés dans l’Eglise, et en particulier la mission du laïcat. L’assemblée spéciale du synode des évêques pour la région pan-amazonienne (6-27 octobre 2019) a signalé, au cinquième chapitre du document final, la nécessité de penser à «de nouveaux chemins pour la ministérialité ecclésiale». Non seulement pour l’Eglise amazonienne, mais pour toute l’Eglise, dans la diversité des situations, «il est urgent de promouvoir et de conférer des ministères à des hommes et des femmes... C’est l’Eglise des hommes et des femmes baptisés que nous devons consolider en encourageant la ministérialité et, surtout, la conscience de la dignité baptismale» (Document final, n. 95).


A ce propos, l’on sait que le motu proprio Ministeria quaedam réserve aux seuls hommes l’institution des ministères de lectorat et de l’acolytat et établit par conséquent le can. 230 § 1 du CIC. Toutefois, ces derniers temps et dans de nombreux contextes ecclésiaux, il a été noté que la levée d’une telle réserve pourrait contribuer à manifester davantage la dignité baptismale commune des membres du peuple de Dieu. A l’occasion de la XIIe  assemblée générale ordinaire du synode des évêques sur La Parole de Dieu dans la vie et dans la mission de l’Eglise (5-26 octobre 2008), les pères synodaux avaient déjà souhaité «que le ministère du lectorat soit ouvert également aux femmes» (cf. Proposition n. 17); et dans l’exhortation apostolique post-synodale Verbum Domini (30 septembre 2010), Benoît XVI a précisé que l’exercice du munus de lecteur dans la célébration liturgique, et en particulier le ministère du lectorat en tant que tel, est un ministère laïc dans le rite latin (cf. n. 58).


Pendant des siècles, la «vénérable tradition de l’Eglise» a considéré ce que l’on appelait les «ordres mineurs» — parmi lesquels, précisément, le lectorat et l’acolytat — comme les étapes d’un parcours qui devait conduire aux «ordres majeurs» (sous-diaconat, diaconat et sacerdoce). Le sacrement de l’Ordre étant réservé aux seuls hommes, on avait également fait valoir ceci pour les ordres mineurs.


Une distinction plus claire entre les attributions de ce que l’on appelle aujourd’hui les «ministères non-ordonnés (ou laïcs)» et les «ministères ordonnés» permet de lever la réserve des premiers aux seuls hommes. Si, en ce qui concerne les ministères ordonnés, l’Eglise «n’a en aucune sorte la faculté de conférer aux femmes l’ordination sacerdotale» (cf. Jean-Paul II, lettre apostolique Ordinatio sacerdotalis, 22 mai 1994), pour les ministres non ordonnés, il est possible, et aujourd’hui cela paraît opportun, de dépasser une telle réserve. Cette réserve a eu un sens dans un contexte déterminé, mais elle peut être repen-sée dans des contextes nouveaux, en ayant toujours cependant comme critère la fidélité au mandat du Christ et la volonté de vivre et d’annoncer l’Evangile transmis par les apôtres et confié à l’Eglise pour qu’il soit religieusement écouté, saintement gardé et fidèlement annoncé.


Ce n’est pas sans motif que saint Paul VI se réfère à une tradition venerabilis (vénérable, ndr), non à une tradition veneranda, au sens strict (à savoir qui «doit» être observée): on peut la reconnaître comme valable, et elle l’a été pendant longtemps; mais elle n’a pas de caractère contraignant, puisque la réserve aux seuls hommes n’appartient pas à la nature propre des ministères du lectorat et de l’acolytat. Offrir aux laïcs des deux sexes la possibilité d’accéder au ministère de l’acolytat et du lectorat, en vertu de leur participation au sacerdoce baptismal, augmentera la reconnaissance, y compris à travers un acte liturgique (l’institution), de la précieuse contribution que, depuis longtemps, de très nombreux laïcs, notamment des femmes, apportent à la vie et à la mission de l’Eglise.


Pour ces motifs, j’ai considéré comme opportun d’établir que puissent être institués lecteurs ou acolytes non seulement des hommes mais aussi des femmes chez lesquels, à travers le discernement des pasteurs et après une préparation adéquate, l’Eglise reconnaît «la ferme volonté de servir fidèlement Dieu et le peuple chrétien», comme il est écrit dans le motu proprio Ministeria quaedam, en vertu du sacrement du Baptême et de la Confirmation.


Le choix de conférer également aux femmes ces charges, qui impliquent une stabilité, une reconnaissance publique et le mandat donné par l’évêque, rend plus effective dans l’Eglise la participation de tous à l’œuvre d’évangélisation. «Cela donne lieu aussi à ce que les femmes aient un impact réel et effectif dans l’organisation, dans les décisions les plus importantes et dans la conduite des communautés, mais sans cesser de le faire avec le style propre de leur empreinte féminine» (François, exhortation apostolique Querida Amazonia, n. 103). Le «sacerdoce baptismal» et le «service rendu à la communauté» représentent ainsi les deux piliers sur lesquels se fonde l’institution des ministères.


De cette façon, cela répond à ce qui est demandé pour la mission dans le temps présent et accueille le témoignage donné par de très nombreuses femmes qui ont pris soin et qui prennent soin du service de la Parole et de l’autel; en outre, il sera plus évident — y compris pour ceux qui s’orientent vers le ministère ordonné — que les ministères du lectorat et de l’acolytat s’enracinent dans le sacrement du Baptême et de la Confirmation. Ainsi, sur le chemin qui conduit à l’ordination diaconale et sacerdotale, ceux qui sont institués lecteurs et acolytes comprendront mieux qu’ils participent à une ministérialité commune avec d'autres baptisés, hommes et femmes. De sorte que le sacerdoce propre de chaque fidèle (commune sacerdotium) et le sacerdoce des ministres ordonnés (sacerdotium ministeriale seu hierarchicum) se montrent encore plus clairement ordonnés l’un à l’autre (cf. LG, n. 10), pour l’édification de l’Eglise et pour le témoignage de l’Evangile.


Il reviendra aux conférences épiscopales d’établir des critères adéquats pour le discernement et la préparation des candidats et des candidates aux ministères du lectorat ou de l’acolytat, ou à d’autres ministères qu’ils estimeront devoir instituer, selon ce qui est déjà prévu dans le motu proprio Ministeria quaedam, après approbation du Saint-Siège et selon les besoins de l’évangélisation sur leur territoire.


La Congrégation pour le culte divin et la discipline des sacrements pourvoira à la mise en œuvre de cette réforme avec la modification de l’Editio typica du Pontificale romanum, c'est-à-dire du «De Institutione Lectorum et Acolythorum».


En vous renouvelant l'assurance de ma prière, j’accorde de tout cœur la Bénédiction apostolique à Votre Eminence, et je l’étends à tous les membres et collaborateurs de la Congrégation pour la doctrine de la foi.


François