Chirographe réformant l'Académie Pontificale Ecclésiastique
de François
Date de publication : 25/03/2025
Texte original
CHIROGRAFO
del Santo Padre Francesco
con il quale viene riformata la
PONTIFICIA ACCADEMIA ECCLESIASTICA
Il ministero petrino, nell’operare a vantaggio di tutta la Chiesa, ha sempre manifestato la sua attenzione fraterna alle Chiese locali e ai loro Pastori perché sentissero sempre viva quella comunione di verità e di grazia che il Signore ha posto a fondamento della Sua Chiesa.
Nel costante servizio di portare ai popoli e alle Chiese la vicinanza del Papa, sono punti di riferimento i Rappresentanti Pontifici inviati nelle diverse Nazioni e territori. Sono essi custodi di quella sollecitudine che dal centro si muove verso le periferie, per renderle partecipi dello slancio missionario della Chiesa, per poi farvi ritorno con necessità, riflessioni e aspirazioni. Anche nei momenti in cui sembra che le ombre del male abbiano segnato ogni agire di smarrimento e sfiducia, essi rimangono «l’occhio vigile e lucido del Successore di Pietro sulla Chiesa e sul mondo» (Francesco, Discorso ai Partecipanti all’Incontro dei Rappresentanti Pontifici, 17 settembre 2016). Chiamati a far sentire nel Paese in cui sono inviati la presenza del Vescovo di Roma «perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi, sia della moltitudine dei fedeli» (Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 23), svolgono un’azione pastorale che ne evidenzia lo spirito sacerdotale, le doti umane e le capacità professionali.
A questa azione, sacerdotale ed evangelizzatrice ad un tempo, posta a servizio delle singole Chiese, la missione affidata ai diplomatici del Papa unisce la rappresentanza presso le Autorità pubbliche. Un compito che manifesta l’effettivo esercizio di quel diritto nativo e indipendente di legazione anch’esso parte dell’ufficio petrino, che nel realizzarsi domanda il rispetto delle regole del diritto internazionale alla base della vita della Comunità delle genti (cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 362). I nostri giorni mostrano come questo servizio non sia più limitato a quei Paesi dove l’annuncio della salvezza ha radicato la presenza della Chiesa, ma si realizza anche nei territori in cui essa è comunità nascente; o nei consessi internazionali dove, mediante i suoi rappresentanti, la Sede di Pietro si rende attenta ai dibattiti, ne valuta i contenuti e, alla luce della dimensione etica e religiosa che le è propria, offre una lettura sui grandi temi che coinvolgono l’oggi e il futuro della famiglia umana.
Per adempiere adeguatamente alle proprie funzioni, il diplomatico deve essere costantemente impegnato in un percorso formativo solido e continuativo. Non è sufficiente limitarsi all'acquisizione di conoscenze teoriche, ma è necessario sviluppare un metodo di lavoro e uno stile di vita che gli consentano di comprendere a fondo le dinamiche delle relazioni internazionali e di farsi apprezzare nell'interpretare i traguardi e le difficoltà, che una Chiesa sempre più sinodale deve affrontare. Solo attraverso un'accurata osservazione della realtà in continuo cambiamento e l'adozione di un sano discernimento è possibile attribuire significato agli eventi e proporre azioni concrete. In questo contesto, qualità come la prossimità, l'ascolto attento, la testimonianza, l'approccio fraterno e il dialogo si rivelano fondamentali. Tali qualità devono essere coniugate con l'umiltà e la mitezza, affinché il presbitero e, in modo particolare, il diplomatico pontificio, possa esercitare il dono del sacerdozio ricevuto a immagine di Cristo Buon Pastore (cfr. Mt 11,28-30; Gv 10,11-18).
Tutto questo impone oggi una preparazione più adeguata alle esigenze dei tempi di quegli ecclesiastici che, provenienti dalle diverse Diocesi del mondo e avendo già acquisito la formazione nelle scienze sacre e svolto una prima attività pastorale, dopo accurata selezione, si preparano a proseguire la loro missione sacerdotale nel servizio diplomatico della Santa Sede. Non si tratta solo di fornire un’educazione accademica e scientifica con un livello di alta qualificazione, ma di avere cura che la loro sarà un’azione ecclesiale, chiamata al necessario confronto con la realtà del nostro mondo «soprattutto in un tempo come il nostro segnato da veloci, costanti e vistosi cambiamenti nel campo delle scienze e delle tecnologie» (Cost. Ap. Veritatis Gaudium, Proemio, 5).
Da trecento anni svolge questa peculiare funzione la Pontificia Accademia Ecclesiastica, istituzione che, superando i difficili momenti determinati dalla storia, si è confermata come la “scuola diplomatica della Santa Sede”, formando generazioni di sacerdoti che hanno posto la loro vocazione al servizio dell’ufficio petrino, operando presso le Rappresentanze Pontificie e la Segreteria di Stato. Perché essa possa sempre meglio rispondere alle finalità conferitele, sull’esempio dei miei Predecessori di v.m., ho deciso di aggiornarne la struttura e di approvarne, in forma specifica, il nuovo Statuto, che di questo atto è parte integrante.
Pertanto, costituisco la Pontificia Accademia Ecclesiastica in Istituto ad instar Facultatis per lo studio delle Scienze Diplomatiche, andando così ad ampliare il novero delle analoghe Istituzioni previste dalla Cost. Ap. Veritatis Gaudium (cfr. Norme Applicative, 70).
Dotata di personalità giuridica pubblica (cfr. Veritatis Gaudium, Art. 62 § 3), l’Accademia sarà retta dalle norme comuni o particolari dell’ordinamento canonico, ad essa applicabili, e da altre disposizioni date dalla Santa Sede per le sue istituzioni di educazione superiore (cfr. Ibid., Norme Applicative, Art. 1 § 1).
Per autorità della Santa Sede (cfr. Veritatis Gaudium, Artt. 2 e 6; Norme Applicative, Art. 1) essa conferirà i gradi accademici di Secondo e Terzo Ciclo in Scienze Diplomatiche.
L’Accademia realizzerà la sua funzione nelle forme più avanzate oggi richieste alla formazione e alla ricerca nel particolare settore disciplinare delle scienze diplomatiche, a cui concorre lo studio delle discipline giuridiche, storiche, politologiche, economiche, quello delle lingue in uso nelle relazioni internazionali e la competenza scientifica. In tale rinnovamento si avrà cura di prevedere che i programmi di insegnamento abbiano una stretta connessione con le discipline ecclesiastiche, con il metodo di lavoro della Curia Romana, con le necessità delle Chiese locali e più ampiamente con l’opera di evangelizzazione, l’azione della Chiesa e la sua relazione con la cultura e la società umana (cfr. Ibid., Art. 85; Norme Applicative, Art. 4). Sono questi, infatti, altrettanti elementi costitutivi dell’azione diplomatica della Sede Apostolica e della sua capacità di operare, mediare, superare barriere e così sviluppare percorsi concreti di dialogo e negoziato per garantire la pace, la libertà di religione per ogni credente e l’ordine tra le Nazioni.
Inoltre, dispongo che a motivo della sua natura di Istituzione accademica designata alla peculiare formazione dei diplomatici pontifici e per le finalità dei suoi programmi di istruzione e ricerca, la Pontificia Accademia Ecclesiastica sia, ad ogni effetto, parte integrante della Segreteria di Stato, nel cui ambito essa opera e nella cui struttura è inquadrata a titolo speciale (cfr. Cost. Ap. Praedicate Evangelium, Art. 52 § 2).
A quanto è stabilito con il presente Chirografo, è dato immediato, pieno e stabile valore, nonostante qualsiasi disposizione contraria, pur meritevole di speciale menzione.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 marzo dell’anno 2025, Solennità dell'Annunciazione del Signore, tredicesimo del Pontificato.
FRANCESCO
[00480-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Texte Français
CHIROGRAPHE
du Saint-Père François
réformant
L'ACADÉMIE PONTIFICALE ECCLÉSIASTIQUE
Le ministère pétrinien, en travaillant au bénéfice de toute l’Église, a toujours manifesté son attention fraternelle aux Églises locales et à leurs pasteurs, afin qu’ils sentent toujours vivante cette communion de vérité et de grâce que le Seigneur a placée au fondement de son Église.
Dans le service constant d’apporter aux peuples et aux Églises la proximité du Pape, les Représentants Pontificaux envoyés dans les différentes nations et territoires sont des points de référence. Ils sont les gardiens de cette sollicitude qui va du centre vers les périphéries afin de les faire participer à l’élan missionnaire de l’Église, pour y retourner ensuite avec des besoins, des réflexions et des aspirations. Même dans les moments où il semble que les ombres du mal ont marqué chaque acte d’égarement et de méfiance, ils restent « le regard vigilant et lucide du Successeur de Pierre sur l’Église et sur le monde » (François, Discours aux participants à la réunion des représentants pontificaux, 17 septembre 2016). Appelés à faire sentir la présence de l’Évêque de Rome, « principe perpétuel et visible et le fondement de l’unité qui lie entre eux soit les évêques, soit la multitude des fidèles » (Concile Vatican II, Const. dogm. Lumen Gentium, n. 23) dans les pays où ils sont envoyés, ils exercent une action pastorale qui met en valeur leur esprit sacerdotal, leurs dons humains et leurs compétences professionnelles.
À cette action, à la fois sacerdotale et évangélisatrice, mise au service des Églises particulières, la mission confiée aux diplomates du Pape associe la représentation auprès des Pouvoirs Publics. Une tâche qui manifeste l’exercice effectif de ce droit natif et indépendant de la légation qui fait également partie de l’office pétrinien et qui, en le réalisant, exige le respect des règles du droit international à la base de la vie de la Communauté des peuples (cf. Code de droit canonique, c. 362). Notre époque montre que ce service ne se limite plus aux pays où l’annonce du salut a enraciné la présence de l’Église, mais qu’il s’exerce aussi dans les territoires où elle est une communauté naissante ; ou dans les instances internationales où, par l’intermédiaire de ses représentants, le Siège de Pierre prête attention aux débats, en évalue les contenus et, à la lumière de la dimension éthique et religieuse qui lui est propre, propose une lecture des grands thèmes qui concernent l’aujourd’hui et l’avenir de la famille humaine.
Afin de s’acquitter convenablement de ses fonctions, le diplomate doit être constamment engagé dans un parcours de formation solide et continu. Il ne suffit pas de se limiter à l’acquisition de connaissances théoriques, mais il est nécessaire de développer une méthode de travail et un style de vie qui lui permettent de comprendre pleinement la dynamique des relations internationales et de bien interpréter les objectifs et les difficultés qu’une Église de plus en plus synodale doit affronter. Ce n’est que par une observation attentive de la réalité en constante évolution et l’adoption d’un sain discernement qu’il est possible d’attribuer un sens aux événements et de proposer des actions concrètes. Dans ce contexte, des qualités telles que la proximité, l’écoute attentive, le témoignage, l’approche fraternelle et le dialogue s’avèrent fondamentales. Ces qualités doivent être associées à l’humilité et à la douceur, afin que le prêtre, et en particulier le diplomate pontifical, puisse exercer le don du sacerdoce reçu à l’image du Christ Bon Pasteur (cf. Mt 11, 28-30 ; Jn 10, 11-18).
Aujourd’hui, tout cela demande une préparation plus adéquate aux besoins de l’époque de ces ecclésiastiques qui, provenant des différents diocèses du monde et ayant déjà acquis la formation dans les sciences sacrées et exercé une première activité pastorale, se préparent, après une minutieuse sélection, à poursuivre leur mission sacerdotale dans le Service diplomatique du Saint-Siège. Il ne s’agit pas seulement d’assurer une formation académique et scientifique de haut niveau, mais aussi de veiller à ce que celle-ci constitue une action ecclésiale appelée à la nécessaire confrontation avec la réalité de notre monde « surtout à une époque comme la nôtre marquée par les changements rapides, constants et considérables dans le domaine des sciences et des technologies » (Const. ap. Veritatis Gaudium, Proemio, n. 5).
Depuis trois cents ans, l’Académie Pontificale Ecclésiastique remplit cette fonction particulière, une institution qui, surmontant les moments difficiles de l’histoire, s’est affirmée comme l’“école diplomatique du Saint-Siège” en formant des générations de prêtres qui ont mis leur vocation au service de l’office pétrinien, en travaillant dans les Représentations Pontificales et à la Secrétairerie d’État. Pour qu’elle puisse réponde toujours mieux aux finalités qui lui ont été conférées, suivant l’exemple de mes Prédécesseurs de v.m., j’ai décidé de mettre à jour sa structure et d’approuver, en forme spécifique, le nouveau Statut qui fait partie intégrante du présent acte.
Par conséquent, j’établis l’Académie Pontificale Ecclésiastique en tant qu’Institut ad instar Facultatis pour l’étude des Sciences Diplomatiques, augmentant ainsi le nombre d’Institutions similaires envisagées par la Const. ap. Veritatis Gaudium (cf. Normes Applicatives, n. 70).
Dotée de la personnalité juridique publique (cf. Veritatis Gaudium, art. 62 § 3), l’Académie sera régie par les normes communes ou particulières du droit canonique qui lui sont applicables, et par d’autres dispositions données par le Saint-Siège pour ses institutions d’enseignement supérieur (cf. Ibid., Normes Applicatives, art. 1 § 1).
Par autorité du Saint-Siège (cf. Veritatis Gaudium, art. 2 et 6 ; Normes Applicatives, art. 1), elle conférera les grades académiques de deuxième et troisième cycle en Sciences Diplomatiques.
L’Académie remplira sa fonction dans les formes les plus avancées que requièrent aujourd’hui la formation et la recherche dans le secteur disciplinaire particulier des sciences diplomatiques auxquelles contribuent l’étude des disciplines juridiques, historiques, politiques et économiques, l’étude des langues utilisées dans les relations internationales et la compétence scientifique. Dans ce renouvellement, on veillera à ce que les programmes d’enseignement aient un lien étroit avec les disciplines ecclésiastiques, avec les méthodes de travail de la Curie romaine, avec les besoins des Églises locales et, plus largement, avec l’œuvre d’évangélisation, l’action de l’Église et ses rapports avec la culture et la société humaine (cf. Ibid., art. 85 ; Normes Applicatives, art. 4). Ce sont en effet autant d’éléments constitutifs de l’action diplomatique du Siège Apostolique et de sa capacité à travailler, à servir de médiateur, à surmonter les barrières et à développer ainsi des voies concrètes de dialogue et de négociation pour garantir la paix, la liberté de religion pour tous les croyants et l’ordre entre les nations.
De plus, je dispose que l’Académie Pontificale Ecclésiastique, en raison de sa nature d’Institution académique destinée à la formation spéciale des Diplomates pontificaux et en raison des finalités de ses programmes d’enseignement et de recherche, fait, à tous égards, partie intégrante de la Secrétairerie d'État dans le cadre de laquelle elle opère et dans la structure de laquelle elle s’insère à titre spécial (cf. Const. Ap. Praedicate Evangelium, art. 52 § 2).
Ce qui est établi par le présent Chirographe reçoit une valeur immédiate, pleine et définitive, nonobstant toute disposition contraire, même digne d’une mention spéciale.
Donné à Rome, en la Basilique Saint-Pierre, le 25 mars de l'an 2025, solennité de l'Annonciation du Seigneur, le treizième du Pontificat.
FRANÇOIS
[00480-FR.01] [Texte original: Italien]